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29/3/2011
"Il benessere animale è segno di civiltà e utile al benessere umano"
La senatrice Amati: «Vogliamo che il Parlamento funzioni e che le norme che si possono portare avanti, tanto più se condivise, abbiano la dignità di essere discusse e approvate fino in fondo»
ROMA
Il benessere animale è forse fra gli obiettivi che trova maggiormente consenso fra le diverse forze politiche. Ciò nonostante, però, non sempre questo approccio bipartisan si tramuta in azioni concrete. Non almeno in tempi adeguatamente ristretti.
Per questo motivo, in una delle sale del Senato della Repubblica è stata organizzata oggi una conferenza stampa dal titolo emblematico: «Il benessere animale: dalle parole ai fatti». Un'occasione di incontro per considerare quali sono gli ostacoli in Parlamento per le norme in favore degli animali d'affezione.

Silvana Amati, lei è una delle senatrici intervenute all'incontro: perchè organizzare questo appuntamento?
«In questa legislatura abbiamo verificato che, nonostante si sia fatto un notevole sforzo di proposte bipartisan per il benessere animale, in particolare sulle proposte di legge sulla medicina veterinaria convenzionale e sulla vivisezione, facciamo una fatica infinita nel portarle a compimento. Infinita nel senso che sulla vivisezione abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare e siamo arrivati all'atto fermo da mesi, dopo che è stato discusso in commissione. Sulla medicina veterinaria convenzionata, che pure era stata apprezzata dalle varie categorie interessate, non siamo riusciti neanche a far partire la discussione in commissione. Un'altra considerazione: perché il cibo per animali viene trattato come un bene di lusso e su di esso grava l'iva al 20%? Non vogliamo di certo metterci in concorrenza con le persone più deboli. A livello di Governo qualche cosa di condivisibile è stato fatto: ci sono colleghe della maggioranza, sottosegretarie e ministri, che hanno prodotto delle ordinanze positive. Purtroppo però questo non vuol dire che ci sia altrettanta sensibilità da parte di altri, siano essi ministri o colleghi delle forze politiche al Governo. Si può portare ad esempio l'atteggiamento tenuto sulla questione legata al taglio delle orecchie e della coda nei cani. Spesso quanti oppongono resistenza lo fanno giustificandosi dietro i costi che tali interventi determinerebbero. Ma ci sono casi per i quali prendere una decisione non prevede alcuna spesa eppure le resistenze restano ugualmente tenaci. L'obiettivo della conferenza stampa è quello di dire: vogliamo che il Parlamento funzioni e che le norme che si possono portare avanti, tanto più se condivise, abbiano la dignità di essere discusse e approvate fino in fondo. Perchè occuparsi del benessere animale, oltre a essere un bene in sè, è anche un bene per l'uomo: in questo periodo triste, di difficoltà economica, gli animali sono comunque spesso l'ultima compagnia che è rimasta alle persone meno abbienti e più sole. C'è quindi un doppio beneficio»

Dato che però in Italia, purtroppo, sembra esserci una lentezza legislativa talvolta quasi cronica, se lei dovesse individuare tre obiettivi a cui dare la priorità, che cosa sceglierebbe?
«Sicuramente il discorso della vivisezione perchè la normativa europea è peggiorativa, e prendere questa decisione non ha un costo ed è condivisa. Addirittura si potrebbe chiudere in pochi giorni sia al Senato sia alla Camera. Poi alla Camera si sta rivedendo e sta arrivando a buon punto la modifica della legge sul randagismo. Se in quella sede fosse approvata e si riuscisse a farlo in tempi brevi anche al Senato sarebbe bene. La legge che stiamo modificando è stata a suo tempo una legge ottima, ma ora deve essere adeguata perché non ci possono essere canili con 2mila posti per gli animali. Come terzo direi la possibilità da parte del Governo di rispettare il test sui cosmetici. I tempi erano già definiti ma purtroppo si cerca di farli slittare. Se riuscissimo a raggiungere questi tre obiettivi sarebbero tre cose buone e non difficili» da attuare.

Data la sua esperienza, il problema del benessere degli animali è è di natura politica oppure è anche una questione culturale dei cittadini italiani?
«Chiunque si occupa di animali sa che se un cane morde una persona probabilmente è perchè l'animale non è stato adeguatamente educato o, peggio ancora, è stato maltrattato. Da questo punto di vista credo che ci debba essere un'educazione allo stare insieme che preveda, ad esempio, che nelle scuole ci sia un'attenzione diversa su questi temi. Si potrebbero fare tante cose, anche piccole che potrebbero aiutare in questo senso. Per esempio, credo ci sia una convenzione fatta dalla Lav con il Ministero di Pubblica Istruzione che potrebbe avere una notevole efficacia se fosse considerata nei progetti di intervento didattico a livello più ampio. L'obbiettivo deve essere quello di dare una educazione qualificata ai giovani per interagire correttamente con gli animali. Personalmente ritengo che la questione sia questa: tutti gli essere senzienti meritano un trattamento rispettoso della loro dignità. Inoltre oggi la cosa sappiamo che ha anche un'utilità sociale, non solo per i risultati raggiunti con la pet therapy, ma per la stessa preziosa compagnia che gli animali rappresentano per chi vive in solitudine»

Togliendo il "cappello" di senatrice e indossando i panni della cittadina italiana, qual è la cosa che le da più fastidio sugli animali?
«In tutta sincerità io ho una grande difficoltà ad andare in un canile, anche quando questo viene gestito con la massima cura. Sappiamo che avevano una loro logica e non riesco a immaginarli come luoghi dove far guadagnare qualcuno sulla pelle delle bestie. Mi danno un senso di impotenza in un'Italia che dovrebbe essere diversamente evoluta e civile»
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