N. 23 del 6 maggio 2010

Le elezioni sono passate, con tutto il seguito di discussioni, riunioni, analisi del voto nei diversi organismi del PD: comunale, regionale e nazionale fino alla riunione della Direzione nazionale del 17 aprile.
Segnalo le considerazioni che Piero Fassino ha svolto in quell'occasione, sui risultati elettorali e sulla necessità di affrontare con particolare impegno alcuni temi molto complessi (audiovideo).

Nelle Marche abbiamo vinto, Gian Mario Spacca è di nuovo Presidente della Regione e ha definito la sua squadra, iniziando subito a lavorare.
Anche a Senigallia abbiamo vinto. Maurizio Mangialardi è stato eletto sindaco al primo turno e con questo bel risultato il lavoro futuro sarà certamente più agevole.
Anche lui ha già nominato la sua bella squadra con la quale potrà lavorare per far crescere la città.
Nelle Marche si è vinto anche nella città di Macerata e questo risultato è assai importante perché lì nulla era scontato, tanto che da poco la Provincia era passata alla destra.
Nonostante queste premesse evidentemente per me positive, visto che riguardano la mia regione e la mia città, non possiamo evitare di parlare di un risultato complessivo per il Partito Democratico certamente preoccupante.
Il PD, per il governo delle Regioni, è ora quasi confinato ad essere il partito dell'Appennino.
La Lega stravince al Nord, dove ora governa Veneto e Piemonte, realizzando silenziosamente le premesse della costruzione della Padania.
Piemonte e Lazio sono infatti le sconfitte più dolorose, anche simbolicamente, pensando all'avvicinarsi al centocinquantenario della Unità d'Italia.

Abbiamo perso la maggioranza nella Conferenza delle Regioni e quindi si può prevedere un passaggio di testimone alla destra della presidenza anche in quel luogo abbastanza importante, soprattutto in tempo di crisi e di costruzione del federalismo, almeno fiscale.
Il PD si è complessivamente attestato sui risultati percentuali delle elezioni Europee, e quindi comunque siamo in condizione di riorganizzare il lavoro per cambiare il quadro politico complessivo, anche se tanti sono stati i cittadini che hanno scelto di non votare , sia nel nostro campo che a destra.
Rinunciare al voto, scegliendo l'astensione, fa male al cuore se si pensa a quanto sangue sia costato poter tornare ad avere la libertà per esercitare questo diritto.
Ciò vale ancora di più per le donne che solo nel 1946 hanno potuto votare per la prima volta nell'Italia libera dal fascismo.

Ricorderò sempre il rammarico di mia madre, allora ventenne e quindi non maggiorenne, che per anni mi raccontava del dispiacere di non aver allora potuto partecipare a quel primo voto.

Se però il quadro è questo, sarà il caso di interrogarsi bene in cosa abbiamo mancato, perché anche nostra è la responsabilità se in una situazione grave, di crisi e di pressoché nulli risultati da parte di questo Governo di destra, la gente non ha votato per nessuna delle opposizioni e al Nord ha in parte votato Lega, l'unico partito solo marginalmente toccato dall'astensionismo.
Una parte grande di società evidentemente non si sente rappresentata e chiede urgentemente un cambiamento verso una politica più semplice, più concreta, con risposte più chiare ai bisogni sempre più urgenti di lavoro, sicurezza, assistenza.
La risposta politica non può che essere l'accelerazione nella costruzione del PD, ancora ai banchi di partenza per l'incessante susseguirsi di appuntamenti elettorali e non solo.
Riconoscere i problemi del PD non vuole affatto dire attaccare il Segretario o la maggioranza, ma piuttosto partecipare ad un lavoro unitario di condivisione che ci rafforzi complessivamente e che dia credibilità alle nostre proposte politiche di fronte alla gente.

In questi giorni è uscito finalmente un bel manifesto che invita ad iscriversi al Partito Democratico.
Potremmo tornare ad essere una forza di riferimento per il nostro Paese se torneremo a dare valore alla nostra Carta Costituzionale e se metteremo al centro in questo grave periodo di crisi , il lavoro e le necessarie risposte alla chiusura di tante imprese, all'attivazione delle casse integrazioni ordinarie e straordinarie e se sapremo prevedere una strategia inclusiva delle nuove generazioni che parta da un confronto pubblico e trasparente sulle nuove politiche per il lavoro.
Rimuovere la sconfitta elettorale non serve. Serve piuttosto rimboccarsi ancora una volta le maniche mettendo da parte personalismi, riconoscendo gli errori compiuti e valorizzando i risultati che comunque ci sono stati.

In occasione del 25 aprile e del 1° maggio il nostro Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha sollecitato ancora una volta a ricordare il sacrificio e l'impegno di quanti hanno sofferto per darci la libertà e per consolidare il richiamo al diritto al lavoro.
Mi auguro che siano in molti a rendersi conto che insieme possiamo farcela tenendo viva la memoria delle nostre diverse origini e guardando al futuro.

Per quanto riguarda Area Democratica abbiamo avuto un incontro con Franceschini il 15 aprile a Palazzo Marini proprio per analizzare il voto e preparare il seminario di Cortona che si svolgerà il 7, 8 e 9 maggio.
E' chiaro che in questo periodo l'impegno politico è prevalso su quello istituzionale che pure non è mancato.
In particolare sono intervenuta in Aula nella discussione sull'approvazione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla tratta degli esseri umani.
Sono molto contenta che quest'atto sia stato, dopo cinque anni, ratificato, perché dei 16 Disegni di Legge di cui io sono a tutt'oggi prima firmataria, questo è stato il primo, mi auguro non l'unico, che è andato a compimento.
La storia racconta di tre Disegni di Legge sulla tratta con tutte prime firmatarie donne del PD e solo negli ultimi mesi un atto del Governo che finalmente ha deciso di farsi carico di presentare la ratifica.

C'è stato ancora un rinvio della discussione in Aula sulla Convenzione europea di Strasburgo per la protezione degli animali da compagnia.
Siamo però riusciti ad introdurre nel nuovo Codice della strada degli elementi migliorativi che tengano conto anche della condizione di urgenza in cui si trova ad operare chi trasporta un animale verso un pronto soccorso veterinario. Propongo, a questo proposito, la lettura di un articolo pubblicato il 23 aprile 2010 da Il Giornale.
Rimane un'idea da concretizzare, ora che le elezioni regionali si sono compiute, la messa in opera di un coordinamento tra chi si occupa di benessere animale nelle diverse Regioni e noi che operiamo tra Senato e Camera per cercare di uniformare le politiche e ridurre le grandi diversità che esistono nelle varie aree del Paese.

Infine, sono intervenuta in Commissione Difesa nella discussione generale sul Disegno di Legge n. 2096 del Governo "disposizioni in materia di corsi di formazione delle Forze armate per i giovani". Questa proposta struttura dal punto di vista legislativo la cosiddetta naia breve. Ho espresso il mio dissenso su questo atto che impegna in tre anni più di diciotto milioni di euro, sei dei quali nel bilancio della difesa.
Ma non si tratta solo di questioni economiche: questi campi di formazione per giovani idonei all'attività agonistico sportiva e, quindi, inseriti a pieno titolo nel sistema militare pur se per un breve periodo, non rispondono, secondo me, a reali esigenze del Paese.
Suscita inoltre una legittima riserva il tentativo di estendere a questa "naia breve" le finalità proprie delle Forze Armate quando, oltre a prevederne l'impiego nella salvaguardia degli interessi nazionali e in circostanze di pubblica calamità, si citano anche non meglio precisati "altri casi di straordinaria necessità ed urgenza".


La documentazione testuale e audiovisiva di tutti gli interventi è sempre reperibile nel sito web
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