Perche' non ho votato la riforma costituzionale
Il 13 ottobre il Senato ha approvato in terza lettura il testo della riforma costituzionale, che supera il bicameralismo e istituisce il "nuovo Senato".
Tra quei 179 voti a favore non c'e' il mio. Come gia' nell'agosto 2014, in occasione della prima lettura, ho scelto di non aderire, questa volta non partecipando al voto finale perche' non condivido il contenuto del testo. La mia e' una posizione consolidata nel tempo e questa e' stata, e' e restera' la mia posizione nel Partito Democratico. Infatti ho sempre ritenuto che la nostra Costituzione andasse applicata, difesa e mai alterata. Per questo dal 1994 ho aderito ai Comitati per la difesa della Costituzione, promossi da Giuseppe Dossetti. Dai tempi della Bicamerale D'Alema al programma dell'Ulivo, dal testo proposto dal Governo Letta fino ad oggi, ho mantenuto la stessa convinzione e quindi lo stesso atteggiamento, devo dire sempre piu' solitario. Quest'ultima proposta di riforma accentua peraltro le criticita': elimina un contrappeso politico, riduce fortemente la funzione rappresentativa, realizza nei fatti il controllo dell'esecutivo su tutti gli organi di garanzia, dalla Corte costituzionale alle Authority, finanche alla Presidenza della Repubblica. Questo solo volendo ricordare le principali criticita', accompagnate dal dato che il "nuovo Senato" credo moltiplichera' i conflitti tra le assemblee locali e la Camera dei Deputati, restando in piedi la Conferenza Stato-Regioni. Il funzionamento della democrazia e' certo cosa difficile e, in tempi di antipolitica, troppo spesso svilito. Non basta certo garantire l'azione del Governo, di qualunque governo, per risolvere i veri problemi del Paese. Il tema centrale e' come risolverli, trovando davvero soluzioni condivise con le cittadine e cittadini. Dunque, nel ricordo delle motivazioni e delle ragioni storiche che portarono i Padri Costituenti ad approvare la Carta nel 1948, ho ritenuto di non contribuire con il mio voto alla fine di una storia che considero gloriosa e di garanzia democratica.
sen. Silvana Amati
Adottati i pareri delle commissioni, ora il Consiglio dei Ministri approvi l'atto
Con l'approvazione dei pareri delle Commissioni competenti di Camera e Senato sulla proposta di regolamento che sostituisce i limiti di altezza per il reclutamento
nelle forze armate, siamo finalmente giunti all'ultimo passaggio dell'iter necessario per dare concreta attuazione alla Legge 2/2015, entrata in vigore lo scorso febbraio. Auspichiamo ora una tempestiva calendarizzazione dell'esame conclusivo da parte del Consiglio dei Ministri. Ribadiamo anche in questa occasione l'importanza di una rapida approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri, che concluda questo lungo iter e ponga fine ad un'ingiusta discriminazione. Da mesi, infatti, siamo sollecitati costantemente da centinaia di ragazze e ragazzi che rischiano di essere penalizzati da un parametro anacronistico. A questo proposito ci sembra importante riferire quanto comunicato dal Sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi in Commissione; gia' nel 2016, tra i diversi bandi di concorso per il reclutamento che saranno banditi dalla Difesa, per circa 7000 posti, almeno quelli riguardanti l'Esercito e l'Aeronautica saranno emanati sulla base delle nuove previsioni.
senatori
Silvana Amati e Vito Vattuone
Negazionismo: votato alla Camera, ora subito voto definitivo in Senato
Ho accolto con soddisfazione l'attesa notizia dell'approvazione, alla Camera del Ddl Negazionismo, a pochi giorni dalla commemorazione del rastrellamento del ghetto di Roma,
avvenuto il 16 ottobre 1943. Sanzionare chi nega o minimizza crimini contro l'umanita' o genocidi e' un atto di concreto contrasto ad una delle forme piu' sottili di diffamazione
razziale, xenofoba, antisemita e di incitazione all'odio.
Il negazionismo e' un inaccettabile abuso di diritto, che non puo' essere protetto dal diritto alla liberta' d'espressione o di ricerca, come riconosciuto anche dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Alla Camera sono state introdotte modifiche che non incidono sulla sostanza e armonizzano il provvedimento con altre normative approvate in questi ultimi mesi. Il testo del DDL e' gia' stato approfondito a lungo ed e' ormai sostenuto da un largo consenso. Per questo, come prima firmataria del DDL stesso, auspico che il Senato giunga tempestivamente e finalmente all'approvazione definitiva.
Continua l'esame in Commissione Finanze del DDL 57
Mercoledi' 14 ottobre Banca popolare Etica e la Campagna Italiana contro le mine sono state ascoltate in audizione alla Commissione
Finanze del Senato, nell'ambito dell'esame del disegno di legge sul contrasto al finanziamento delle imprese che producono mine anti-persona e bombe a grappolo.
Il Gruppo Banca Etica ha seguito sin dai primi passi la formulazione del Disegno di Legge 57 presentato al Senato della Repubblica a mia prima firma.
Per il Gruppo sono intervenuti Alessandra Viscovi, direttrice della societa' di gestione del risparmio del gruppo Etica sgr e Andrea Baranes, presidente della Fondazione Culturale di Banca Etica.
Superare le contraddizioni burocratiche nella registrazione delle nascite di bambini da stranieri irregolari
Con l'attuale normativa se uno straniero, irregolare nel nostro Paese, ha un figlio non puo' registrare la nascita all'anagrafe, perche' dovrebbe presentare documenti
che non ha, con buona pace dei diritti del bambino. Nel 2009, con una circolare, il Ministero dell'Interno ha cercato di aggirare la questione.
Nella circolare e' scritto che per le dichiarazioni di nascita non servono documenti riguardanti i genitori.
Essendo noto che una circolare non puo' modificare una legge e' comprensibile l'incertezza attuale degli uffici degli enti locali interessati. Ho ritenuto quindi importante sottoscrivere il DDL presentato dalla collega Venera Padua per ristabilire tale 'esenzione' in una fonte di rango primario come le legge.
Favorire la condivisione della responsabilita' genitoriale
Ho sottoscritto un DDL presentato dalla vice presidente del Senato Valeria Fedeli in cui si propongono misure per la valorizzazione del contributo delle donne alla vita
economica e sociale del Paese, favorendo il sostegno alla maternita' e alla condivisione della responsabilita' genitoriale, presupposto indispensabile per garantire la
promozione dell'uguaglianza di genere nel mercato del lavoro e la crescita del sistema Paese.
Le politiche per l'occupazione femminile non possono infatti piu' prescindere dalla costruzione delle condizioni per conciliare strutturalmente il lavoro delle donne con la scelta di mettere al mondo dei figli. E' infatti questo il piu' grande ostacolo per le donne all'ingresso, alla permanenza ed alla possibilita' di fare carriera nel mercato del lavoro in una competizione alla pari con i colleghi uomini. |